dimanche 30 août 2015

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Alchimie Sensibili

Francesca Capasso - Raffaella Barbato

, Francesca Capasso et Raffaella Barbato

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« Riflettere autenticamente significa darsi a se stesso, non come una soggettività oziosa e recondita, ma come ciò che si identifica con la mia presenza al mondo […] Io sono come mi vedo, un campo intersoggettivo, non malgrado il mio corpo e la mia storia, ma perché io sono questo corpo e questa situazione storica per mezzo di essi » (Maurice Merleau-Ponty)

La creazione di un campo intersoggettivo in cui l’artista, diaframma tra la dimensione ordinaria a ed extraordinaria delle fenomenologie della presenza — chiamato oggi a fronteggiare la padronanza simbolica dell’assenza — sollecita l’individuo all’ascolto delle originarie corrispondenze tra uomo e natura ; invitandolo ad una circolarità in cui — come afferma lo stesso filosofo francese — « ogni coscienza è coscienza percettiva ».

Senza Titolo installation 2

Questa la riflessione autentica a cui ci guida con il suo fare Francesca Capasso, presenza sensibile della ricerca artistica campana, che attraverso una interrogazione silenziosa e meditativa ci introduce alla percezione di quei luoghi profondi, intrisi di umanità e spiritualità, spesso sfuggenti a causa del proliferare delle intrusioni visive. Tramite la complessa meccanica delle sue istallazioni, generatrici di alchimie sensibili, la studiosa denuncia l’insignificanza del mondo - in preda ad una bulimica sopraffazione di immagini svuotate della capacità svuotante - ed invita lo spettatore ad un reset strutturale che lo incoraggi a riscoprire l’incantesimo dello sguardo e la magia invisibile delle immagini ; l’irriflesso entro cui si flettono uomo e mondo.

linea d’orizzonte-Dichiarazione Universale dei Diritti Umani articolo 15, Libia, Siria
installation, cotton, plexiglass, wood, fabric color dyes, neon 200x70 cm, 2013.

Un singolare incrocio di prospettive teoretiche quello proposto dall’artista, che sia nell’indagine della dimensione sociale, quale centralizzazione dei principi etici che sorreggono l’impegno individuale — come nell’istallazione Italia 100% (ispirata all’incongruenze dell’applicabilità dei principi della Costituzione Italiana) ; Linea di Orizzonte (omaggio alla Dichiarazione dei Diritti Umani) ; o l’intervento Senza Titolo (riflessione sull’agire partigiano delle Quattro Giornate di Napoli) —, o nell’offerta di una sollecitazione esperienziale - come nelle istallazioni Irrigazioni e Mappe - crea strutture, materie vibranti in evoluzione, capaci di dare presenza alla memoria sottile — storica o intima —, che diviene moto in azione e traccia resistente alle interforze contemporanee ; modus operandi in cui il prodotto artistico nella sua dimensione estetica e significante si rivela all’occhio dello spettatore in un tempo traslato e attraverso l’incidenza di agenti esterni (acqua, inchiostro, luce, pigmenti, terre, argille) che concorrono al suo delinearsi —. L’opera diviene il sommarsi di differenti processi chimici e rituali che echeggiano il fare artigianale di tempi passati (il ricamo fatto a mano ; l’antica tintura dei panni fatta in acqua bollente pigmenti e sale ; il taglio manuale delle stoffe ; i sistemi di sgocciolamento adoperati, che ricordano i distillatori delle essenze estratte dai fiori o gli irrigatori della terra) ; ogni lavoro è la deriva di una gestualità umbratile, diligente e cadenzata, reiterata dall’artista per dare il vita all’utero precreativo in cui va formandosi un messaggio.

Principi fondamentali della Costituzione Italiana, art.7
oil and silk on canvas, 35X60 cm, 2012.

Alchimie sensibili, quindi, in cui il manufatto attraverso l’interferenza esterna prende corpo e si manifesta all’occhio incantato dello spettatore che trepidante ne assiste alla mutazione ed alla rivelazione. In Linea d’Orizzonte — operazione di matrice sociale —, insieme di bandiere sulle quali si sviluppano, ricamati a mano, gli articoli che sanciscono il corpus dei Diritti Umani — o come nella precedente istallazione Italia 100% –, il verbo/segno è volutamente smagliato risultandone ad un primo incontro illeggibile ed indecifrabile, ma in un secondo tempo — che diviene un controtempo — ed attraverso la violenza rivelatrice della luce — una retro illuminazione azionata meccanicamente sui veli di stoffa tinteggiati a mano (ogni colore nasce dalla somma dei toni costituenti la bandiera del paese di riferimento) —, letteralmente l’opera appare e si rivela nella sua natura interrogatrice oltre che estetica, rendendone possibile saggiare il testo in precedenza criptato. Cifra espressiva che contraddistinguerà gran parte del suo fare artistico, il phainómenon di trasmutazione, anima anche Irrigazioni — il successivo elogio partigiano di Proclama e l’intervento in situ Mappe, nato per l’Abbazia di Bucine presso Arezzo —, un telero bianco su cui in trasparenza sono ricamati i bisogni dell’anima, descritti da Simon Weil nel saggio La prima radice, a cui la mostra si ispira ; qui attraverso un irrigatore di plexiglass il candido lino viene (di)segnato dall’incidenza casuale di rivoli d’acqua e pigmenti di nero fumo, che percorrendone l’ordito — e in parte sfuggendone - svelavo un’inaspettata e toccante cartografia dell’anima, in quelle parole — ricamante e sfrangiate-, che uno sguardo pigro identificava come oscure ed ermetiche.

Irrigazioni installation
cotton, plexiglass, fabric color dyes, wood, neon 100x170 cm, 2013.

Un’ambiguità formale che nella sua incompiutezza diviene esperienza di un contatto primordiale, luogo di un mostrarsi - costruzione e proiezione - interiormente ed esternamente intersoggettiva.

Mappe 02. detail.